Dopo una stressantissima e demoralizzante prima settimana di convocazioni (e ancora nessuna supplenza assegnatami…), arriva il sabato pomeriggio. Una naturale voglia di uscire a far altro mi prende subito dopo pranzo e così, rimesse in funzione e in borsa le mie fotocamere, prendo il 12 e dopo circa 15 minuti sono in Piazza Bra. Giorno meno adatto per il mio primo giro in centro non avrei potuto scegliere. C’è un qualche evento legato al vino (ma quanto bevono ‘sti veneti?!!!?) ed ai motori (due fra le cose, per altro, che in assoluto al mondo suscitano meno il mio interesse), a cui è associato, se non ho ben capito, uno spettacolo serale all’Arena. Il tutto si traduce in una terribile calca di gente, oltre ai soliti turisti internazionali, che si muove frenetica fra uno stand e l’altro. Ma lo scorcio dell’anfiteatro romano con la Gran Guardia Nuova sullo sfondo è sempre uno scenario che mi attira:
Imboccare via Mazzini in questo momento sarebbe quasi un suicidio, in fatto di tranquillità. Nonostante la presenza umana mi sia necessaria per l’idea di scatti che ho in mente, la folla è adesso più che altro un muro alle mie possibilità di “cattura”. Scarto per via Anfiteatro ed arrivo dinnanzi all’elegante facciata di San Nicolò. Entro dentro per un rapido giro fra le navate e provo a cogliere un dettaglio di fianco ad uno dei sontuosamente decorati confessionali lignei. La luce proveniente da una vetrata sopra l’altare centrale crea un gioco di luci e ombre di un certo fascino:
Proseguo più avanti e sbuco in via Cappello, inavvertitamente, visto che non ho con me nessuna guida o cartina che mi ricordi la topografia del luogo. La bolgia nei pressi della “casa di Giulietta”, con tutta la sfilza di negozietti kitsch a tema amoroso-shakespeariano, è qualcosa di costante e, personalmente, insopportabile. Arrivo a Piazza delle Erbe, la mia preferita, ma la folla vinaiola, anche qui, rovina tutta la meraviglia del luogo. Tiro dritto verso S. Anastasia (il tutto, per oggi, più a naso che secondo un percorso prestabilito) e poi imbocco via Duomo. Seduta su un basamento del portale laterale di destra, una ragazza è tutta concentrata nella sua realtà virtuale, come fosse totalmente estranea all’imponente testimonianza storico-artistica che è proprio alle sue spalle:
Fortunatamente decido di entrare nel Duomo e, dopo le prime cappelle di destra, con la coda dell’occhio, noto, nella navata sinistra, una pala d’altare che per stile e plasticità delle figure supera di gran lunga tutto il resto. Beata dimenticanza! Son trascorsi dieci anni dall’ultima volta che entrai in questa chiesa ed avevo completamente dimenticato che, quella accolta nell’elegante cornice marmorea disegnata da Iacopo Sansovino, è l’Assunta di Tiziano!
E così la meraviglia è come fosse quella della prima volta! Mi soffermo alcuni minuti a guardare e riguardare l’opera, benché l’illuminazione lasci molto a desiderare, mentre le successive cappelle attirano meno la mia attenzione (a parte una dolcissima suora di origini asiatiche intenta a rifornire di ceri votivi quella barocca più avanti, che non riesco purtroppo a cogliere in uno scatto decente). All’esterno mi accoglie la facciata principale che, dal basso verso l’alto, si fa ammirare incondizionatamente. Sulla destra c’è un particolare di San Pietro in Archivolto che già anni fa colsi in uno scatto a colori. E’ il San Pietro in cattedra del XIII secolo, e questa volta di passaggio un nonno in bici col nipotino completano la scena:
Da lì ad arrivare al Ponte della Pietra il passo è breve. L’Adige scorre placido, accogliendo Germani reali e gabbiani, mentre i turisti non fanno che fotografarsi e condividere sui social… Io preferisco proseguire sul lungofiume fino a Ponte Nuovo (poco più avanti c’è un caffè che è tappa per me regolare durante i miei giri in questa parte di Verona). Mi soffermo su uno scorcio che da su S. Tomaso Cantuariense, nell’attesa che passi qualcuno di interessante. Che i veneti fossero amanti delle due ruote a pedali, lo si sapeva già, ma un circa settantenne su monopattino, francamente, non mi era mai capitato di vederlo prima:
Dopo l’ottimo espresso da Il Coloniale, mi accendo una sigaretta dirigendomi verso Piazza dei Signori. Qui, e fin dentro Mercato Vecchio, “Verona città del vino” imperversa rendendo difficile il passeggio senza chiedere permesso… Anche il Dante pensieroso, dall’alto del suo piedistallo, sembra perplesso guardando tutta quella gente con bicchieri di vino in mano e pseudo-piadine farcite di cui si ingozzano i partecipanti all’evento:
La strada del ritorno è tutta una gimcana fra colonne di turisti da dribblare, fino alla fermata di Piazza Bra per raggiungere la quale devo adesso districarmi fra le lunghe file formatesi davanti ai cancelli d’entrata all’Arena. Un pomeriggio dopo tutto gradevole, in cui ho rivisto, seppur in breve tempo, alcune meraviglie che mi riservo di tornare a visitare dedicandovi la giusta attenzione.